La condizione di povertà assoluta, in Italia, ora diminuisce con il passare dell’età. C’è stata un’inversione di tendenza: i giovani, rivela il rapporto 2016 della Caritas, sono più poveri degli anziani.
La persistente crisi del lavoro sta infatti penalizzando quanti sono in cerca di prima occupazione o di nuova occupazione, e gli adulti rimasti senza un impiego.
Per la prima volta, inoltre, nelle regioni del Sud la percentuale di quelli che chiedono aiutato ai centri di ascolto è maggiore tra gli italiani che tra gli stranieri.
Nel 2015 c’è una sostanziale parità di presenze tra uomini (49,9%) e donne (50,1%), a fronte di una lunga e consolidata prevalenza del genere femminile.
L’età media delle persone che si sono rivolte ai centri di ascolto è 44 anni. Tra i beneficiari prevalgono le persone coniugate (47,8%), seguite dai celibi o nubili (26,9%). Il titolo di studio più diffuso è la licenza media inferiore (41,4%), a seguire la licenza elementare (16,8%) e la licenza di scuola media superiore (16,5%).
I disoccupati e inoccupati insieme rappresentano il 60,8% del totale. I bisogni o problemi più frequenti che hanno spinto a chiedere aiuto sono perlopiù di ordine materiale: spiccano i casi di povertà economica (76,9%) e di disagio occupazionale (57,2%). Non trascurabili, tuttavia, anche i problemi abitativi (25,0%) e familiari (13,0%).
Frequenti le situazioni in cui si cumulano due o più ambiti problematici. Su 100 persone per le quali è stato registrato almeno un bisogno, solo il 38,6% ha manifestato difficoltà relative ad una sola dimensione.
Per i restanti casi risultano esserci situazioni in cui si sommano almeno due (29,9%) o più ambiti problematici (31,5%). La sfida più difficile in termini di presa in carico e di sostegno riguarda proprio queste ultime
situazioni dove risulta più grave la condizione di deprivazione ed esclusione sociale.
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