Nel 2016 gli italiani hanno speso il 21% in più per l’acquisto di prodotti bio. Ma se il dato è positivo per quanto riguarda ortofrutta, carne e formaggi, non si può dire lo stesso per il pesce. Spigole e orate da allevamenti biologici stentano purtroppo ad affermarsi sia sul fronte dell’interesse dei produttori sia su quello del gradimento dei consumatori, sottolinea il Crea, il Centro nazionale di zootecnia e acquacoltura.
Per questo, l’istituto, in collaborazione con il Consiglio nazionale delle ricerche, ha dato visto ad un progetto, durato 36 mesi, dal titolo “Sanpei II”, con l’obiettivo di favorire l’adozione di modelli produttivi sostenibili in acquacoltura, a cominciare da quello biologico.
Sul versante della produzione, sono stati prelevati dai laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo giovanili selvatici di specie marine di interesse commerciale per creare un parco riproduttori biologico, e poi sono stati verificati gli effetti sulla qualità del prodotto, dopo un periodo di allevamento sperimentale in regime biologico. Le analisi svolte hanno evidenziato come i giovanili selvatici di orata, provenienti da ambienti lagunari di alto valore ecologico, rispetto a quelli provenienti dagli allevamenti intensivi, presentino una qualità nutrizionale migliore in termini di valori più elevati di acidi grassi omega-3 come nel rapporto omega-3 r omega-6, oltre che di alcuni macro e micro-elementi (sodio e magnesio, rame e ferro).
Per quanto riguarda il consumo, invece, è stata effettuata un’analisi della filiera, dai produttori alle mense scolastiche e universitarie, in comuni metropolitani e costieri, sia valutando i costi di approvvigionamento, distribuzione e preparazione, sia verificando la fattibilità tecnica, logistica e organizzativa. I risultati mostrano che è fattibile e conveniente introdurre pesce fresco di allevamento invece di prodotto surgelato della pesca di specie intensamente sfruttate.
Un’indagine effettuata su 1176 studenti, fruitori delle mense universitarie della Sapienza di Roma e del Politecnico di Torino, ha rivelato che il 20% del campione non prende mai pesce in mensa perché lo reputa di cattiva qualità, ma il 60% (il 27% tra quelli che non lo prendono mai) sarebbe disponibile a pagare di più per avere pesce di maggiore qualità. Sul campione, inoltre, è stato sperimentato con un buon gradimento il pesce intero al cartoccio (spigola a Roma e trota a Torino), una preparazione che permette di risparmiare i costi della lavorazione in filetti, per reinvestire sulla qualità del prodotto scelto.
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