La strada verso un modello di agricoltura che
garantisca un giusto sostentamento agli agricoltori e protegga
l’ambiente, è quella descritta nel rapporto “Agricoltura sostenibile:
sette principi per un nuovo modello che metta al centro le persone”,
pubblicato oggi da Greenpeace International. L’organizzazione
ambientalista descrive un sistema basato sulle più recenti innovazioni
scientifiche, grazie al quale è possibile produrre alimenti sani
lavorando con la natura e non contro di essa.
I sette principi per un’agricoltura sostenibile descritti nel rapporto
di Greenpeace sono:
1. restituire il controllo sulla filiera alimentare a chi produce e
chi consuma, strappandolo alle multinazionali dell’agrochimica;
2. sovranità alimentare. L’agricoltura sostenibile contribuisce allo
sviluppo rurale e alla lotta contro la fame e la povertà, garantendo
alle comunità rurali la disponibilità di alimenti sani, sicuri ed
economicamente sostenibili;
3. produrre e consumare meglio: è possibile già oggi, senza impattare
sull’ambiente e la salute, garantire sicurezza alimentare e,
contemporaneamente, lottare contro gli sprechi alimentari. Occorre
diminuire il nostro consumo di carne e minimizzare il consumo di suolo
per la produzione di agro-energia. Dobbiamo anche riuscire ad
aumentare le rese dove è necessario, ma con pratiche sostenibili;
4. incoraggiare la (bio)diversità lungo tutta la filiera, dal seme al
piatto con interventi a tutto campo, dalla produzione sementiera
all’educazione al consumo;
5. proteggere e aumentare la fertilità del suolo, promuovendo le
pratiche colturali idonee ed eliminando quelle che invece consumano o
avvelenano il suolo stesso;
6. consentire agli agricoltori di tenere sotto controllo parassiti e
piante infestanti, affermando e promuovendo quelle pratiche (già
esistenti) che garantiscono protezione e rese senza l’impiego di
costosi pesticidi chimici che possono danneggiare il suolo, l’acqua,
gli ecosistemi e la salute di agricoltori e consumatori;
7. rafforzare la nostra agricoltura, perché si adatti in maniera
efficace il sistema di produzione del cibo in un contesto di
cambiamenti climatici e di instabilità economica.
Per contribuire alla crescita dell’agricoltura sostenibile, Greenpeace
collabora con agricoltori e comunità rurali. Ad esempio, in Grecia
sostiene gli agricoltori che producono colture proteiche locali da
utilizzare nella mangimistica in sostituzione della soia OGM
importata. Gli agricoltori coinvolti in questo progetto confermano che
le pratiche agricole ecologiche, senza l’utilizzo di input chimici,
fertilizzanti o irrigazione artificiale (dato che le varietà locali
sono ben adattate al clima greco) stanno aumentando la produzione e il
loro reddito.
In Ungheria, il piccolo insediamento di Hernádszentandrás, è
letteralmente rinato grazie all’agricoltura biologica. Un altro
esempio di come l’agricoltura ecologica può rivitalizzare una regione
economicamente debole e sostenere non solo gli agricoltori, ma
l’intera comunità. In Italia, da alcuni anni, è stato avviato insieme
agli agricoltori un lavoro volto a proteggere gli impollinatori,
elemento indispensabile per la produttività agricola e l’equilibrio
degli ecosistemi.
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