L’anno scorso, 107.529 italiani hanno lasciato il Paese alla volta dell’estero. E’ quanto emerge dal rapporto “Italiani nel Mondo”, della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma.
Rispetto al 2014 si registrano 6.232 partenze in più. Il 69,2%, quasi 75mila italiani, si è trasferito in altri paesi d’Europa. In brusca riduzione, invece, i connazionali andati in America meridionale (-14,9%). Stabile il numero di quelli partiti per l’America centro-settentrionale. Infine, solo 352 connazionali in più in un anno per le altre aree continentali: Asia, Africa, Australia, Oceania, e Antartide
Su 107.529 espatriati nell’anno 2015, i maschi sono oltre 60mila (56,1%). L’analisi per classi di età mostra che la fascia 18-34 anni è la più rappresentativa (36,7%) seguita dai 35-49 anni (25,8%). I minori sono il 20,7% (di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni) mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Tutte le classi di età sono in aumento rispetto allo scorso anno tranne gli over 65 anni (erano 7.205 nel 2014 sono 6.572 nel 2015).
Oltre alla riduzione degli italiani che si allontanano dall’Italia in tarda età occorre sottolineare la loro specificità di genere: se per tutte le altre classi di età, infatti, prevalgono i maschi, in questo caso, complice probabilmente la superiore aspettativa di vita femminile – le donne, soprattutto di età superiore agli 85 anni, sono il 62,6% rispetto ai maschi loro coetanei. Si tratta, probabilmente, di donne che, dopo un periodo di emigrazione vissuto all’estero con i mariti e un rientro in Italia dopo la pensione, rimaste sole alla morte del coniuge, raggiungono i figli e i nipoti nati, cresciuti e pienamente inseriti fuori dei confini nazionali.
Il 60,2% di chi è andato all’estero nel 2015 è celibe o nubile, il 33,0% è coniugato. Da gennaio a dicembre 2015, gli italiani sono andati in 199 paesi differenti partendo da 110 province italiane diverse. La Lombardia, con 20.088 partenze, e la prima regione in valore assoluto seguita da una importante novità ovvero il balzo in avanti del Veneto (10.374) che fa scendere la Sicilia (9.823) dalla seconda alla terza posizione, seguita dal Lazio (8.436), dal Piemonte (8.199) e dall’Emilia Romagna (7.644).
In dieci anni, dal 2006 al 2016, la mobilità italiana è aumentata del 54,9% passando da poco più di 3 milioni di iscritti a oltre 4,8 milioni. Un incremento che, in valore assoluto, ha riguardato tutti i continenti e tutti gli Stati soprattutto quelli che, nel mondo, accolgono le comunità più numerose di italiani come l’Argentina, la Germania e la Svizzera. Tuttavia le variazioni più significative degli ultimi 11 anni hanno riguardato la Spagna (+155,2%) e il Brasile (+151,2%).
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