In Italia, secondo dati della Banca Mondiale, il 24,7% della forza lavoro è rappresentata da lavoratori autonomi. Molto più che nel Regno Unito (15,2%), Francia (11,5%) e Germania (11%).
Tra i motivi che spiegano il fenomeno, secondo i consulenti Hays It, la velocità di assunzione, la flessibilità e la capacità di innovazione. “Dal punto di vista del lavoratore, uno dei principali motivi dell’affermarsi dell’economia freelance – afferma Marco Nestasio, manager di Hays It Services in Italia – è sicuramente l’attrattiva di un’occupazione molto flessibile, con la possibilità di gestire i tempi in completa autonomia. Per le aziende, d’altro canto, vi è il grande vantaggio di poter contare sulla professionalità di lavoratori già formati, solo quando ne hanno realmente bisogno”.
Ad incrementare il lavoro freelance negli ultimi anni, ha contribuito soprattutto l’aumento delle attività a progetto, in particolare nelle industrie culturali e dei media, in campo ingegneristico e delle costruzioni. Negli ultimi 50 anni l’economia freelance è cambiata notevolmente: se negli anni ’60 sia i professionisti sia le aziende confidavano nell’assunzione, oggi entrambe apprezzano i benefici del lavoro a progetto. In futuro, invece, secondo Hays It si prevede sempre più un equilibrio tra il volume di lavoratori a tempo indeterminato e di quelli a progetto: i primi si occuperanno strategicamente delle attività di core business dell’azienda, i secondi svolgeranno prevalentemente attività di servizio.
“Il mercato dei freelance può considerarsi ciclico – spiega Nestasio – Durante gli anni di boom economico i lavoratori preferiscono proporsi come freelance, mentre nei momenti di maggiore contrazione, i giovani si impegnano nella ricerca di un posto fisso. Il discorso cambia leggermente nel settore IT dove, negli ultimi anni, le aziende sembrano non aver conosciuto crisi”.
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