Nell’ultimo decennio l’occupazione nel settore tecnologico europeo è cresciuta a una velocità tripla rispetto all’occupazione generale. Interessando però molto più la componente maschile della forza lavoro, rispetto a quella femminile.
Eppure, se sul mercato del lavoro digitale avessimo un pari numero di donne e uomini, il Pil annuo dell’Ue potrebbe registrare una crescita di 9 miliardi di euro.
E’ quanto emerge dalla ricerca “European Girls in Stem”, promossa da Microsoft in occasione del via di “Nuvola Rosa”, progetto nato per sostenere la diffusione di competenze digitali. Si tratta del primo studio realizzato per definire quale sia il momento esatto in cui le giovani donne perdono interesse verso lo studio delle materie tecnico-scientifiche e quali le motivazioni, individuando modelli e percorsi per prevenire questo declino e contrastare gender gap e stereotipi
Secondo la ricerca, l’interesse della maggioranza delle ragazze per le materie tecnico-scientifiche si sviluppa verso gli 11 anni e mezzo per poi calare drasticamente tra i 15 e i 16 anni. In Italia ugualmente l’interesse nasce verso gli 11 anni ma cala leggermente dopo verso i 17 anni per poi avere un picco ai 26 anni, età che, in linea generale, corrispondono al momento in cui le giovani studentesse sono chiamate a decidere come proseguire il proprio percorso di studi scegliendo o meno di iscriversi all’Università e al momento in cui si affacciano al mondo del lavoro vero e proprio. Non è un caso che solo il 12,6% delle studentesse italiane intraprende un percorso universitario legato alle Stem”, solo il 6,4% lavora nell’Ict e il 13,3% in settori correlati all’ingegneria.
La convinzione che non ci siano ancora pari opportunità lavorative in ambito Stem è tra i primi fattori che influiscono sulla decisione delle giovani studentesse italiane di abbandonare la propria passione per le materie scientifiche. In generale, lo studio evidenzia che l’ottimismo derivante da un’originale passione per le materie scientifiche e dalla convinzione di avere il potenziale per affrontare qualunque tipo di percorso formativo o professionale, sia poi stemperato dal realismo.
La ricerca ha evidenziato da un lato un’opinione incoraggiante e ottimista condivisa tra le giovani donne: la consapevolezza che la loro generazione sia la prima nella quale uomini e donne hanno concretamente pari opportunità in tutti gli ambiti sociali in generale. Tuttavia, le cose cambiano se si entra nel merito degli ambiti tecnico-scientifici: se da un lato il 41,6% delle italiane prenderebbe effettivamente in considerazione per il proprio futuro una professione inerente alle materie Stem (42% media europea), dall’altro, paradossalmente, il 66,1% (ben al di sopra della media europea che si attesta al 59%) ha ammesso che si sentirebbe più a proprio agio a perseguire una professione in ambito Stem se avesse la conferma che in questi profili professionali venisse riservato alle donne lo stesso trattamento lavorativo degli uomini.
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