Le praterie di Posidonia oceanica, presenti lungo tutta la fascia costiera del Mediterraneo, svolgono un ruolo equiparabile a quello delle grandi foreste pluviali delle terre emerse. Il funzionamento di questo complesso ecosistema chiave del Mediterraneo è stato l’obiettivo principale del prezioso studio pubblicato su “Scientific Reports” che ha identificato le strategie adattative impiegate dalla pianta marina in risposta alle variazioni giornaliere di luce a seconda delle diverse profondità in cui si trova. La ricerca, effettuata a Stareso, presso la Baia di Calvì in Corsica, ha visto la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli in prima linea nel corso dell’intero progetto, cui hanno preso parte partner europei di Portogallo, Belgio, Svezia e Italia ed extra-europei da Australia e Israele.
Gabriele Procaccini, Miriam Ruocco, Lázaro Marín-Guirao, Emanuela Dattolo, Christophe Brunet, Daniela D’Esposito, Chiara Lauritano, sono i ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn che hanno seguito le varie fasi del progetto.
“Depth-specific fluctuations of gene expression and protein abundance modulate the photophysiology in the seagrass Posidonia oceanica”, rappresenta il primo esempio di studio con approccio integrato che ha permesso ai ricercatori, grazie a tecniche di analisi all’avanguardia, di comprendere il funzionamento dell’ ecosistema a Posidonia e la risposta ai cambiamenti di luce a cui è sottoposta. Come evidenziato nell’articolo Le praterie di Posidonia svolgono importanti funzioni ecosistemiche perché ospitano una grande varietà di specie animali e vegetali, anche forme giovanili di esemplari oggetto di pesca; producono grandi quantità di ossigeno, tamponando gli eccessi di anidride carbonica immessa nel mare; stabilizzano i fondali, proteggendo la costa dall’erosione>>. Poiché le praterie di Posidonia si estendono dalla superficie del mare fino a 40 metri di profondità, attraverso ambienti diversi per quantità e qualità di luce, i singoli ciuffi di questa pianta marina devono conseguentemente essere capaci di adattarsi alle condizioni in cui si trovano. Lo studio coordinato dai ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn ha mostrato come ciò avvenga, evidenziando che la luce influenza fortemente le attività metaboliche della pianta. Le piante più vicine alla superficie si attivano prima e più a lungo, pur dovendosi difendere dalla troppa luce nelle ore centrali della giornata. Le piante che si trovano più in profondità invece, si attivano più tardi, e hanno un metabolismo più lento. A seconda dell’ambiente, dunque, le praterie di Posidonia presentano un diverso patrimonio genetico ed eventuali forti cambiamenti di tali ambienti, anche come diretta conseguenza delle attività dell’uomo, potrebbero mettere a rischio la loro sopravvivenza.
Da ciò si deduce come le misure di tutela della Posidonia oceanica, da parte della comunità europea e dei singoli stati che si affacciano sul Mediterraneo, debbano tenere in forte considerazione tali aspetti. Solo in questo modo, si potrà realmente preservare questo prezioso ecosistema, il cui valore economico è attualmente stimato addirittura superiore rispetto a quello delle barriere coralline e delle foreste tropicali.
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