Gli inglesi hanno scelto la Brexit. Il 52% di coloro che hanno votato il referendum, oltre 17,4 milioni, con un’affluenza del 72,4%, ha chiesto l’uscita dall’Unione Europea.
A guidare Londra, nella delicata fase di transizione che si apre, non sarà David Cameron. Il primo ministro ha annunciato oggi le dimissioni davanti a Downing Street. Resterà in carica fino ad ottobre, quando saranno indette nuove elezioni.
“Farò il possibile – ha detto – per pilotare la nave nei prossimi tre mesi – Non è una decisione che ho preso alla leggera. Ma credo che sia nell’interesse nazionale avere un periodo di stabilità e poi una nuova leadership”.
La Brexit sarà un processo lungo, destino a durare almeno due anni, a partire dalla richiesta formale all’Ue. Un tempo lungo, contraddistinto da negoziati e dalla scrittura di nuovi accordi, al momento non previsti e non del tutto prevedibili.
“Non ci sarà vuoto legale” ha assicurato Tusk, presidente del Consiglio Europeo, precisando che “fino all’uscita formale della Gran Bretagna la legge Ue resta valida nel Regno Unito, ciò significa diritti e doveri”.
Nel frattempo, Londra continuerà a essere membro a tutti gli effetti dell’Ue, quindi a votare e prendere decisioni ma sarà esclusa da quelle sulla Brexit.
Poi, Consiglio e Parlamento Ue saranno chiamati ad approvare o meno l’intesa sui termini della Brexit. Si aprirà a questo punto una nuova fase, con la riscrittura di nuovi rapporti, anche di natura commerciale, tra Ue e Uk, simili a quelli in vigore con Norvegia e Islanda.
Al di là delle ricadute di carattere politico, macro-economico e finanziario che inevitabilmente stanno prendendo forma in queste ore, la Brexit avrà delle ripercussioni difficilmente prevedibili anche sul fronte dei conti economici di Bruxelles.
L’Ufficio studi della Cgia di Mestre ricorda che tra il 2000 e il 2014 il Regno Unito ha versato all’Unione europea ben 186,5 miliardi di euro. Bruxelles, nel frattempo, al netto delle spese di amministrazione, ha “restituito” a Londra 102,6 miliardi. Il saldo, pertanto, è stato di 83,9 miliardi di euro, pari a una media annua di 5,5 miliardi di euro in questo quindicennio.
Nel rapporto dare-avere tra i 28 e l’Unione europea, solo la Germania (con un saldo di 163,3 miliardi pari ad un importo medio annuo di 10,8) è stata più generosa degli inglesi.
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