Dal 2004 ad oggi, i cinque tsunami più potenti hanno causato, da soli, la morte di 300mila persone. Un tragico bilancio che dimostra l’inefficacia degli attuali meccanismi di prevenzione. Con inoltre il rischio che, a causa dell’espansione delle città costiere, nei prossimi anni la forza distruttrice degli tsunami possa seminare ancora più morte.
Una nuova speranza viene dal centro di ricerca di Wallingford, nell’Oxfordshire, in Inghilterra, dove un team di scienziati è riuscito a ricreare in laboratorio uno tsunami.
Lo scopo dei loro studi, nei prossimi anni, sarà quello di suggerire miglioramenti da apportare agli edifici, ai piani di evacuazione, e ai sistemi di difesa delle coste, per annullare gli effetti dell’impatto degli tsunami e salvare vite umane.
I maremoti hanno origine da terremoti sottomarini, o da altri eventi in grado di spostare una grande massa d’acqua come, ad esempio, una frana, un’eruzione vulcanica sottomarina o un impatto meteoritico. I ricercatori, per il loro simulatore, hanno invece usato una speciale pompa in grado di scatenare uno tsunami e creare lunghe onde con 70mila litri d’acqua.
Sneak peak @EPICentreUCL #tsunami research for media @guardianscience @ncedigital @BBCOxford at @hrwallingford pic.twitter.com/KUlC94UobK
— David McGovern (@DavidMcG84) 7 settembre 2016
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