L’avevamo lasciato lo scorso anno in Svizzera, a Lugano, centrare una tranquilla salvezza e raggiungere la finale di coppa nazionale.
Lo ritroviamo oggi, Zdenek Zeman, di nuovo nel campionato italiano. Sulla panchina del Pescara, il “suo” Pescara, condotto nel 2012 ad un’incredibile promozione in Serie A lanciando nella mischia giovani giocatori poi diventate star del calcio mondiale: Verratti, Insigne e Immobile.
Non torna per i soldi, Zeman. Guadagnerà “appena” 100mila euro, da qui sino a giugno. Una enormità, ma molto poco considerando i folli stipendi della Serie A.
E non torna nemmeno per il fascino della massima serie. Il suo Pescara, anche se non ancora condannato dalla matematica, è destinato alla retrocessione.
Torna, Zeman, per quell’irresistibile richiamo della panchina. Per quella voglia matta, a 70 anni da compiere, di ricostruire per l’ennesima volta Zemanlandia, l’isola del calcio felice, dove si corre veloci, allenandosi sui gradoni dello stadio, e la domanica affrontando con spavalderia, senza badare troppo alla difesa, ogni squadra, anche la più blasonata.
“Zdengo” sarà già in panchina la prossima domenica, per la gara contro il Genoa. La prima di tredici in cui proverà a rendere ai tifosi del Pescara meno amara la retrocessione in Serie B. Tentando di vincere qualche partita, cosa non ancora avvenuta quest’anno, e iniziando a lavorare per costruire la squadra che, il prossimo anno, con lui alla guida, tenterà la risalita in Serie A.
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