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Salute. Diabete, rischio ridotto tra i laureati

In Italia, tra la popolazione adulta, eliminando l’effetto dell’età, un laureato ha un rischio di ammalarsi di diabete quasi tre volte più basso di chi ha solo la licenza elementare, e per le donne lo svantaggio tra le meno istruite è ancora più elevato.
Lo ha spiegato Roberta Crialesi, dirigente del servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia dell’Istat, in occasione della presentazione della decima edizione dell’Italian Diabetes & Obesity Barometer Report dal titolo “Facts and figures about type 2 diabetes and obesity in Italy”.
Lo studio è stato condotto dall’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, in collaborazione con l’Istat.
Dalle rilevazioni emerge come la disuguaglianza sociale sia particolarmente accentuata a partire dai 45 anni. Tra i 45 e i 64 anni la prevalenza del diabete è del 2,9% tra i laureati, del 4% tra i diplomati, mentre raggiunge il 9,8% tra coloro che hanno al massimo conseguito la licenza elementare.
Forte il legame con gli stili di vita: la prevalenza di diabete è pari al 15,1% tra le persone obese, mentre è solo il 3,6% tra i normopeso. E’all’8,6% tra chi non pratica attività fisica, rispetto all’1,7% tra coloro che praticano abitualmente una attività sportiva.
Anche per quanto riguarda l’obesità e il sovrappeso sono marcate le differenze rispetto al titolo di studio conseguito: tra le persone con almeno la laurea le persone sovrappeso e obese sono il 32,8%, quota che sale al 42,8% tra i diplomati e al 52,7% tra chi ha la licenza media, per raggiungere il 60,4% tra quanti hanno conseguito al massimo la licenza elementare. Tale andamento si osserva in tutte le fasce di età, sia per gli uomini che per le donne.
“Il diabete è decisamente una patologia sociale dal momento che, per la sua elevata prevalenza, coinvolge di fatto la popolazione intera – ha spiegato Domenico Cucinotta, Coordinatore Italian Barometer Diabetes Report e Direttore del dipartimento di medicina clinica e sperimentale dell’Università di Messina – Nel nostro Paese infatti considerando i più di 3,5 milioni di persone con diabete noto, i circa 1,5 milioni che non sanno di averlo e i 4,5 milioni con prediabete, ne risulta che quasi 10 milioni di italiani devono fare i conti o sono comunque destinati a fare i conti con questa patologia e a questi vanno aggiunti i loro familiari. Tra 10 anni, in ogni famiglia italiana vi sarà una persona con diabete o un soggetto prediabetico”.
“Secondo il recente rapporto Diabetes Atlas dell’International Diabetes Federation, il diabete causa 73 morti al giorno in Italia, quasi 750 in Europa – ha osservato Renato Lauro, presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation – Il dato è tanto più allarmante se si considera che gli italiani che soffrono di diabete sono circa l’8% della popolazione adulta. Inoltre, tenendo conto della correlazione tra diabete e obesità, malattia spesso sottovalutata che nel nostro Paese colpisce 4 – 5 abitanti su 10, e del loro trend di aumento negli ultimi anni, possiamo definire diabete e obesità come una pandemia, con serie conseguenze per gli individui e la società in termini di riduzione sia dell’aspettativa sia della qualità della vita, e notevoli ricadute economiche. Si tratta quindi un’emergenza sanitaria che necessita di una attenzione specifica da parte dei decisori politici, affinché considerino in tutta la sua gravità questo fenomeno”.