Almeno una volta l’anno il 66,5 per cento delle donne effettua una visita ginecologica, e il 54,5 per cento il Pap test. Tuttavia l’informazione sulla prevenzione del papillomavirus umano (Hpv) resta ancora generica, parziale e superficiale. È quanto emerge da una ricerca del Censis che ha coinvolto un campione nazionale di 3.500 donne dai 18 ai 55 anni.
L’80 per cento delle donne intervistate ha dichiarato di sapere che cos’è l’Hpv. Di queste, il 94 per cento è consapevole che l’Hiv è responsabile di diversi tumori, soprattutto di quello al collo dell’utero, mentre l’83 per cento sa che può causare altre patologie dell’apparato genitale. Ma meno della metà collega il virus ai condilomi genitali e quasi il 70 per cento ritiene erroneamente che colpisca solo le donne. L’8 per cento, crede che sia il virus responsabile dell’Aids, e il 7 per cento dell’epatite. Inoltre, prevale l’idea che il virus si diffonda solo mediante il rapporto sessuale completo (67,5 per cento) e che pertanto l’uso del preservativo rappresenti una protezione sufficiente. Solo meno del 20 per cento sa che non è possibile eliminare completamente i rischi di contagio quando si è sessualmente attivi.
Dalla ricerca emergono l’importanza delle campagne di vaccinazione e l’esigenza di un’informazione completa e autorevole. La campagna vaccinale gratuita ha un ruolo centrale nell’informazione, sia sull’Hpv che sul vaccino, e finisce per influenzare le convinzioni delle italiane. Le donne intervistate tendono a confondere le scelte di sanità pubblica con le indicazioni dei vaccini, per cui credono che questi siano efficaci solo nelle bambine 11enni, in quanto sono le uniche a cui la campagna gratuita si rivolge. E la maggioranza delle madri con figlie vaccinate, di fronte alla proposta della vaccinazione gratuita per le adolescenti, è stata indotta a ritenere che il problema dell’Hpv non riguardi gli uomini.
Quante si sono vaccinate? Al momento la quota di bambine, ragazze e donne italiane fino a 55 anni che hanno effettuato il vaccino è pari complessivamente al 7,2 per cento. Il dato è molto variabile a seconda dell’età e rispecchia le scelte sull’accesso gratuito alla vaccinazione per le 11enni compiute a livello nazionale e regionale. Risulta vaccinato il 62,2 per cento delle 14enni, cioè le ragazze che avevano 11 anni nel 2008, anno dell’avvio effettivo delle campagne vaccinali. La quota decresce tra le attuali 13enni (59,9 per cento) e 12enni (54,3 per cento), segnalando così una flessione nel tempo delle adesioni alle campagne di vaccinazione gratuita. Scarsa è invece la diffusione della vaccinazione tra le donne adulte e al di fuori del regime di gratuità: la quota delle donne di 18 anni e oltre vaccinate è pari appena al 2,9 per cento.
“Affinché la prevenzione dell’Hpv si realizzi in modo efficace, e si estenda alla popolazione femminile e maschile per cui esiste l’indicazione, anche attraverso l’accesso in regime di prezzo agevolato – sottolinea il Censis – è necessario un impegno ulteriore da parte delle istituzioni. Prima di tutto attraverso il potenziamento della funzione informativa che le italiane attribuiscono al Servizio sanitario nazionale. Il ruolo svolto in modo efficace dai servizi vaccinali delle Asl deve essere sviluppato ed esteso alle donne che non sono target della campagna gratuita. E non possono non essere coinvolti anche i medici curanti, dal ginecologo al pediatra, chiamati a svolgere il loro ruolo di guida esperta: possono rappresentare una fonte d’informazione strategica e vicina per favorire una maggiore diffusione tra le donne italiane dei comportamenti di prevenzione delle patologie Hpv-correlate”.
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