Il mondo dello sport piange la scomparsa di Johann Cruyff, leggenda del calcio, uno dei giocatori più forti di sempre. Di diritto nell’Olimpo dei migliori, insieme a Pelè e Maradona.
Si è spento all’età di 68 anni, a Barcellona, al termine di una lunga battaglia col cancro.
Talento immenso, quello dell’olandese, che fu protagonista della rivoluzione del calcio totale, quello offensivo, fatto di corsa e passaggi veloci, palla a terra. Nel suo palmares tre Palloni d’Oro, tre Coppe dei Campioni, una Supercoppa Uefa, una Coppa Intercontinentale, nove campionati olandesi, sei coppe d’Olanda, una Liga spagnola.
Ha segnato più di un gol a partita, 402 reti in 716 match ufficiali, divisi tra Olanda e Spagna, dove indossò le maglie di Ajax e Barcellona, e Usa, dove giocò a fine carriera.
Dal campo, alla panchina, altri successi, sempre praticando un calcio spettacolare. Da allenatore di Ajax e Barcellona ha collezionato quattro volte la Liga, una Coppa del Re, due coppe d’Olanda, due Coppe delle Coppe, tre Supercoppe di Spagna, e una Supercoppa Uefa.
Il suo calcio, prima da giocatore, e poi da allenatore, prevedeva grande rispetto del talento, ma anche pragmatismo e cultura del lavoro. La creatività, amava dire Crujff, non fa a pugni con la disciplina.
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