Le prospettive dell’economia meridionale migliorano nel 2016, ma la ripartenza è molto timida.
Secondo le stime del “Check-up Mezzogiorno”, curato da Confindustria e Srm, dovrebbe proseguire nel 2016, sia pure più lentamente (+0,5%), la crescita del prodotto registrata nel 2015, quando il Pil era cresciuto nelle regioni meridionali più che nel resto del Paese (+1,1% contro lo 0,6% del Centro-Nord). Le previsioni per il 2017 (+0,7%) vedono proseguire questa moderata espansione.
Migliora, la produttività del manifatturiero, anche in modo più consistente che al Centro-Nord: secondo le stime, il valore aggiunto per occupato registra, nel 2015, un aumento del 3,5% (+2,2% al Centro-Nord).
Continua a crescere nel terzio trimestre del 2016 il numero delle imprese, confermando, come già nel 2015, un saldo positivo al Sud (+0,5%, circa 9mila imprese in più).
Segnali positivi per il manifatturiero sono confermati dall’andamento dell’export: nei primi nove mesi del 2016 è stato pari a 29,7 miliardi di euro.
Confrontando i dati del terzo trimestre 2016 con quelli dello stesso periodo dell’anno precedente, l’export nel Mezzogiorno registra un notevole aumento (+9,6%).
Tornano a crescere, ma ancora con estrema lentezza, anche gli investimenti in linea con quelli del resto del Paese (+0,8%): soprattutto, ciò avviene nell’anno (2015) in cui più basso è stato il volume di agevolazioni concesse (860 milioni di euro) e di agevolazioni erogate al Sud (meno di 1,3 miliardi di euro). Continua, ma anch’esso a passo lento, il miglioramento dell’occupazione. Rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente, poco meno di metà dei nuovi posti di lavoro creati si riferisce al Mezzogiorno (111 mila): viene così superata la soglia “psicologica” dei 6 milioni di occupati, ma il tasso di occupazione al Sud resta pari al 44%, con un ritmo ancora largamente insufficiente a recuperare gli effetti della crisi. Migliora, ma non per tutti, l’accesso al credito, con significative difformità a seconda dei territori e delle tipologie di imprese: salgono, infatti, gli impieghi (+0,7%), soprattutto verso le famiglie, mentre variano in maniera non uniforme per territorio gli impieghi verso le imprese, anche per effetto dell’andamento delle sofferenze, che hanno superato i 40 miliardi di euro.
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