L’Italia ha perso in venti anni oltre un quinto dei giovani, diventando ultima in Europa per la presenza di under 35. Negli ultimi due decenni si contano quasi 3,5 milioni di under 35 in meno, pari a circa il 21%; questa riduzione ha colpito soprattutto le donne, diminuite di quasi il 23% contro il 20% degli uomini. Si è anche assistito alla fuga di cervelli con quasi 18 mila giovani laureati espatriati nel 2021, in aumento del 281% rispetto al 2011. Stanno migliorando gli indicatori del mercato del lavoro, ma con forti squilibri territoriali perché al Sud la disoccupazione giovanile è pari a tre volte quella del Nord. È la fotografia del Consiglio nazionale dei giovani e l’Agenzia italiana per la gioventù nel rapporto “Giovani 2024: Bilancio di una generazione”. «Negli ultimi 5 anni- spiega Maria Cristina Pisani, presidente del Cng – sono calati i salari reali, le retribuzioni per i giovani del privato sono scese, toccando i 9.546 euro medi annui per gli under 24. La centralità di un lavoro stabile per costruire una vita autonoma è la maggiore richiesta giovanile (65,7%), con una percentuale più alta tra le ragazze. Serve un impegno collettivo per promuovere l’istruzione di qualità e l’inserimento lavorativo».
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