Cresce la percezione di insicurezza tra gli imprenditori: secondo un’indagine di Confesercenti Swg, il 26% sente che la propria attività, negli ultimi dodici mesi, è stata più esposta alla criminalità rispetto all’anno precedente, mentre solo il 15% si sente più al sicuro.
Un clima di tensione che porta il 31% degli imprenditori ad ammettere di avere valutato l’opportunità di fornirsi di un’arma di autodifesa. Un’idea che, però, è bocciata dalla maggioranza: uno su due (il 51%) ritiene infatti che armarsi porterebbe più guai che vantaggi.
L’attacco criminale che fa più paura agli imprenditori rimane il furto, il più temuto dal 69% degli intervistati. Seguono le rapine, che raccolgono il 45% delle indicazioni, e le truffe (36%). Ma il 22% si dice preoccupato anche dal vandalismo ed il 6% dai rapimenti.
“Le piccole imprese sono purtroppo in prima linea contro il crimine, soprattutto quelle urbane del commercio e della somministrazione, come tabaccai, benzinai, bar e negozi – spiega Massimo Vivoli, presidente di Confesercenti – Gli ultimi eclatanti fatti di cronaca hanno probabilmente contribuito alla crescita della percezione di insicurezza, che però non è campata in aria. In cinque anni le attività commerciali italiane hanno infatti denunciato alle forze dell’ordine oltre mezzo milione di furti: in media 100mila l’anno, circa uno ogni cinque minuti. Nel 2015, ultimo dato ufficiale disponibile, le denunce sono state ancora oltre 102mila. Un dato in calo sull’anno precedente (-4%), ma che rimane superiore del 10% ai 92mila reati denunciati nel 2011. Bene dunque il dl sicurezza e la stretta sul rispetto della legalità: è un intervento di cui si sente il bisogno”.
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