Società. Lavoro, i giovani italiani puntano sulla formazione continua
- 12 Dicembre 2016
- Pubblicato in Economia
Un’economia globale instabile, e i rapidi cambiamenti tecnologici, stanno accorciando gli orizzonti temporali delle aziende.
I lavoratori reagiscono all’incertezza cercando di gestire autonomamente la propria carriera, cercando di acquisire competenze che permettano loro di avere successo in qualsiasi azienda e di fronte a qualsiasi cambiamento. Mantenere aggiornate le proprie competenze è più che una semplice preoccupazione: i lavoratori europei, infatti, prediligono sempre più spesso ambienti lavorativi che migliorino l’occupabilità, sfruttando corsi di formazione proposti dai datori di lavoro ed esplorando altre vie per sostenere le proprie capacità.
Secondo i dati raccolti da Kelly Services, i lavoratori europei adottano una mentalità “Diy – do it yourself” quando si tratta del proprio sviluppo professionale. La grande maggioranza crede che “acquisire nuove competenze e approfondire le proprie conoscenze sia essenziale per un’occupazione a lungo termine”: lo sostiene il 94% degli intervistati del settore IT, l’89% di quelli del segmento ingegneristico e l’81% di quello scientifico. Non ci sono differenze generazionali troppo marcate: è d’accordo con questa affermazione l’88% dei milliennials, l’86% dei lavoratori appartenenti alla generazione X e l’80% dei baby boomers.
Inoltre, per i lavoratori europei, l’aggiornamento costante delle proprie competenze desta maggiore preoccupazione rispetto a una possibile perdita del lavoro. Nel complesso, il 56% degli intervistati afferma di temere maggiormente che le proprie conoscenze e competenze possano divenire obsolete rispetto all’eventualità di un possibile licenziamento. Il dato italiano non si discosta dalla media europea (57%). Dal punto di vista generazionale, sono i millennials (59%) quelli più preoccupati di aggiornare le proprie competenze, seguiti dalla Gen X, con il 54%, e dal 49% dei baby boomers.
In Italia, la percentuale di lavoratori che crede che le proprie competenze e conoscenze debbano evolversi per rimanere al passo con i cambiamenti è pari al 91%, al di sopra della media europea, pari all’86%, e ben al di sopra di Regno Unito (79%), Francia (76%), Svizzera (71%) e Germania (67%).
Le giovani generazioni come vivono questa fase di incertezza? I millennials, i lavoratori nati dagli anni ‘80 in poi, che costituiscono già la maggioranza della forza lavoro a livello mondiale, sono abituati all’incertezza in ambito professionale rispetto alle generazioni precedenti e sono più disponibili a lavorare con più datori di lavoro.
La grande maggioranza dei millennials europei (69%) crede fermamente che sia necessario migliorare e far crescere le proprie competenze o conoscenze per essere al passo con i cambiamenti in atto nel loro lavoro o nel loro settore. Per questi lavoratori, le opportunità di crescita professionale guidano le scelte in fatto di impieghi e datori di lavoro: gli elementi fondamentali che tengono in considerazione sono le opportunità di avanzamento (70%), i programmi di formazione e crescita (60%), la collaborazione con colleghi capaci da cui è anche possibile imparare (58%), la possibilità di lavorare a progetti innovativi (45%), la disponibilità delle ultimissime tecnologie e di attrezzature di primissima qualità (34%).
Nei diversi Paesi europei, i millennials hanno priorità differenti: in Francia, un buon equilibrio tra lavoro e vita privata è il secondo fattore più importante nella scelta di un datore di lavoro (65%), dopo la retribuzione e gli incentivi finanziari. In Germania, subito dopo la retribuzione e gli incentivi finanziari troviamo orari di lavoro flessibili (72%) mentre nel Regno Unito ci sono in pole position formazione e sviluppo (80%). In Italia, lo stipendio è la variabile più importante (83%), seguita a breve distanza dalle opportunità di fare carriera (77%) e dalla possibilità di lavorare con persone da cui imparare (69%).
Solo il 14% dei millennials rimarrebbe fedele al proprio datore di lavoro per crescere, migliorare e perseguire i propri obiettivi professionali, rispetto al 16% della Gen X e al 20% dei baby boomers. Quando invece si tratta di mostrare lealtà verso le proprie reti personali o professionali e le proprie relazioni, la percentuale quasi raddoppia (25%). Inoltre, sono molto interconnessi tra loro: sebbene anche i baby boomers siano sempre più presenti sui social network, i millennials hanno una media di 319 amici su Facebook, contro i 120 dei baby boomers.