di Luigi D’Alise
E’ stato un vero e proprio rito di passaggio per tantissimi giovani che, dal 1972 in poi, tra la fine delle scuole superiori e il futuro, potevano partire con un solo pass ferroviario, alla scoperta di ventuno Paesi.
Un’esperienza mitica, l’Interrail, ascoltando i Nirvana e i 99 Posse, con gli occhi ficcati nei tascabili di Manuel Vázquez Montalbán e nel Notturno indiano di Tabucchi.
Un surrogato dell’autostop, per un generazione meno rivoluzionaria e più abituata al comfort, sottolinea Cristiano de Majo su Rivista Studio, che sarà poi a sua volta sostituito dall’Erasmus.
Il biglietto ti permetteva di girare mezza Europa, passando la maggior parte del tempo in carrozze di seconda classe, inebriati dalla possibilità di visitare Amsterdam e dopo poche ore riprendere il viaggio in direzione Lisbona, e poi da lì a Tolosa, Vienna e Budapest.
E poi magari, ritrovarsi a Christiania
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.