di Luigi D’Alise
Solo i nervi tesi e lo choc per la guerra in Ucraina, giustificano il blackout di pensiero che in queste ore assale l’Occidente.
Artisti, musicisti, scrittori ed editori russi messi all’indice, atleti esclusi dalle competizioni internazionali, solo perchè connazionali di Putin, pagamenti dei diritti Siae sospesi a società di autori di Mosca, corsi universitari su un gigante della letteratura mondiale come Dostoevskij annullati (salvo grottesca marcia indietro).
Cancellare la cultura di un Paese, perché imperialista, è un gesto totalmente insensato, osserva all’Ansa il premio Strega Antonio Scurati.
Buona parte della letteratura e dell’arte russa sono espressione di oppressi dagli stessi regimi. Di voci dissidenti come, appunto, l’autore di Memorie dal sottosuolo, Delitto e castigo, L’idiota e di quel capolavoro che è I fratelli Karamazov.
Censura non farà mai rima con uno strumento di dialogo e di pace che è cultura.
È come se il mondo avesse eliminato con un colpo di spugna Dante e Petrarca per colpa di Mussolini, o Goethe e Beethoven per Hitler, chiosa sul Corriere Evgeny Dobrenko, professore di letteratura e storia della cultura russa all’università veneziana Ca’ Foscari.
L’ora è confusa, direbbe quel concentrato di vitalità intellettuale, nato giusto un secolo fa, come Pier Paolo Pasolini.
E noi, come perduti, la viviamo
(Nella foto dell’Ansa, il volto di Fedor Dostoevskij su un murale nella metro di Mosca)
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