Inaugura domani 13 settembre, alle ore 19, negli spazi della Wonderwall Art Gallery di Sorrento (Corso Italia 26), la mostra “Il segno dell’arte, dalla seconda metà dell’800 ad oggi”.
Il percorso espositivo, curato da Manuela Esposito con la collaborazione di Federica Barile e Caterina Ianni, è composto da circa venti opere tra quadri, sculture e fotografie. Resterà aperta al pubblico fino al 19 ottobre, e sarà visitabile tutti i giorni, martedì escluso, dalle 10.30 alle 13 e dalle 17.30 alle 22.
Una prima sezione della mostra è dedicata alle più felici esperienze artistiche di paesaggio napoletano dell’Ottocento: dalla Scuola di Posillipo, dove matura la grande eredità del paesaggismo del Grand Tour, al naturalismo della Scuola di Resina, sino ad approdare alle esperienze più singolari di fine secolo. Il percorso sarà rappresentato da opere di grandi maestri tra cui Giacinto Gigante, Salvatore Fergola, Nicola Palizzi, Domenico Morelli e ancora Federico Rossano, Pietro Scoppetta, Michele Cammarano affiancati da artisti come Attilio Pratella e Vincenzo Irolli che con la loro opera hanno condotto la pittura partenopea verso le nuove esperienze del Novecento.
La seconda sezione costituisce uno sguardo sul panorama contemporaneo, con l’esposizione delle opere di artisti che nella loro eterogeneità di formazione, produzione, ricerca, sono sempre rimasti legati alla materia, vero e proprio dna dell’arte. Ciascun opera costituisce l’espressione di differenti linguaggi che affondano le proprie radici in una memoria storica, capace di rivelarsi attraverso la materia che diviene ora pigmento, ora luce, ora bronzo.
Le opere fotografiche presenti in questa mostra sono il frutto di un dialogo con la pittura, sperimentato a livello iconografico e stilistico. Emblematico in tal senso è il “Tributo a Elio Waschimps” di Ludovica Bastianini, in cui l’opera pittorica diviene soggetto, sfondo e dimensione della fotografia; nell’opera di Claudia Peill l’effetto del pigmento pittorico è rievocato, invece, attraverso la stesura sulla superficie fotografica di una materia come la resina.
Dall’istantaneità dello scatto fotografico, come particolare della realtà, all’evocazione dell’eternità, si affida la poetica dei lavori di Laura Polli Fontana e Paolo La Motta, entrambi volti al recupero del passato, senza mai rinnegare la modernità.
Un’immortalità, espressa come sospensione, è evidente tanto nei paesaggi intimisti di Paolo La Motta, quanto nelle figure longilinee, silenziose ed eleganti di Laura Polli Fontana.
Vincenzo Stinga, con le sue tele sfavillanti e attraverso una libera ricerca di “semplicità complesse”, è interprete raffinato dello spirito della città di Sorrento, costantemente presente nel suo lavoro. In Elio Waschimps e Claudia Burgmayer la materia pittorica è utilizzata in chiave espressionistica; la scelta del colore e della forma è legata a una finalità emozionale piuttosto che iconica rappresentativa. Il maestro napoletano, con i suoi giochi, tenta di annullare la sua soggettività, ricomponendo la gestualità e l’ istintività dell’infanzia, mentre la giovane artista italo-tedesca evoca l’immensa e indomabile potenza della natura, nell’emblematica immagine del magma come origine della vita ed allo stesso tempo potenzialmente distruttiva come il Vesuvio. Stefan Anton Reck, direttore d’orchestra e pittore, traduce sulla tela una gestualità propria alla sua formazione, plasmando il segno con forte tensione musicale ed emotiva.
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