Secondo una recente indagine di GfK, che ha coinvolto oltre 20mila persone di 16 paesi, una persona su tre utilizza dispositivi per monitorare o tracciare la propria attività fisica o per avere un quadro generale della propria salute. Considerando anche chi li ha utilizzati in passato, la percentuale sale al 51%.
Anche in Italia la diffusione di questi prodotti è in crescita, seppure a livelli più bassi rispetto alla media internazionale: il 16% degli intervistati dichiara di usare attualmente un dispositivo per il monitoraggio, mentre il 14% ammette di averlo fatto in passato. In totale, circa un italiano su tre utilizza, o ha utilizzato, dispositivi per il tracking.
Un trend confermato anche dai dati delle vendite: nei primi sei mesi del 2016 il comparto degli indossabili è cresciuto di quasi il 160% a unità e del 167% a valore. Nella categoria dei cosiddetti “Health&Fitness Tracker” o “Activity Tracker” rientrano dispositivi di vario tipo, dalle app da installare sul proprio smartphone ai contapassi, dagli smartwatch ai tracker con clip. Soluzioni tecnologiche che aiutano a monitorare un’ampia serie di parametri, quali ad esempio le calorie assunte o consumate, le ore di sonno, la frequenza cardiaca, la distanza percorsa o la temperatura cardiaca.
Andando a vedere più nel dettaglio le risposte degli italiani, si nota come i tracker siano più diffusi tra gli uomini (il 19% dichiara di usarne uno in questo momento) rispetto che tra le donne (14%). Anche l’età influenza in maniera significativa la diffusione di questi dispositivi: al primo posto troviamo infatti i ventenni (il 26% utilizza un tracker, il 21% lo ha fatto in passato), seguiti dalla fascia d’età 30-39 (il 43% usa o ha usato un dispositivo) e da quella 15-19 anni (il 33% ha utilizzato un tracker almeno una volta nella vita).
Tra i Paesi considerati, la Cina risulta essere al primo posto per la diffusione dei sistemi per il monitoraggio della salute e del fitness: ben il 45% degli intervistati ha dichiarato di farne attualmente uso. Seguono in classifica, con un distacco notevole, Brasile e Stati Uniti, entrambi con il 29%, quindi la Germania con il 28% e la Francia con il 26%.
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