L’emergenza smog, sempre più cronica, non conosce stagioni. Quest’anno il picco di polveri sottili nell’aria non ha aspettato il rigido inverno, anzi è arrivato con largo anticipo, prima in primavera e poi in autunno, complici i cambiamenti climatici e poi la mancanza di interventi strutturali da parte di regioni e sindaci per arginare il problema.
Con un autunno quasi estivo e l’assenza di piogge, da gennaio a metà ottobre sono ben 25 le città che hanno superato il limite di 35 giorni con una media giornaliera oltre i 50 microgrammi per metro cubo previsto per le polveri sottili.
Ben 24 di queste appartengono alle sole 4 regioni del nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). Bollino rosso per Torino (66 giorni di superamento di PM10), Cremona (58), Padova (53), ma anche le altre città hanno comunque superato nella maggior parte dei casi già i 40 giorni di sforamento come nel caso di Frosinone (52g) e Milano (50).
È quanto denuncia Legambiente che, oltre a fare il punto sull’aria inquinata con i primi dati sul PM10, nel report “L’emergenza smog e le azioni (poche) in campo”, punta il dito contro i ritardi di regioni e sindaci, “che in questi mesi avrebbero dovuto definire azioni ad hoc e misure stagionali nei rispettivi piani di risanamento e attraverso le delibere stagionali anche alla luce del piano antismog, firmato dal ministero dell’ambiente con Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto a fine giugno.”
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