La cremazione non è di per sé contraria alla religione cristiana e non devono essere più negati i sacramenti e le esequie a coloro che abbiano chiesto di farsi cremare, a condizione che tale scelta non sia voluta “come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa”.
E’ quanto contenuto in una istruzione della Congregazione per dottrina della fede, del 15 agosto scorso, che ha ottenuto oggi il placet del pontefice, Francesco I.
La prassi della cremazione, spiega il documento, si è notevolmente diffusa in non poche nazioni, ma nel contempo si sono diffuse anche nuove idee in contrasto con la fede della Chiesa.
“Dopo avere opportunamente sentito la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e numerose Conferenze Episcopali e Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto opportuno la pubblicazione di una nuova Istruzione – si legge – allo scopo di ribadire le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi e di emanare norme per quanto riguarda la conservazione delle ceneri nel caso della cremazione”.
Pur sottolineando che la Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi, “poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti” tuttavia la cremazione non è vietata, “a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana”.
La Congregazione prevede che qualora “per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica”.
Secondo uno studio del Codacons, il mercato della cremazione in Italia è in continua espansione ma, nonostante, questo, il nostro paese rimane il fanalino di coda d’Europa quanto a numero di feretri cremati.
In Italia la quota di defunti cremati è pari al 21% del totale, una percentuale lontanissima dal 70% del Regno Unito e dei maggiori paesi nordeuropei.
In tutta Italia, nel 2015 si sono registrate 137.165 cremazioni, contro i 117.956 del 2014 con una crescita del +16% su base annua.
Un fenomeno che, tuttavia, non è omogeneo sul territorio: mentre aumenta nel Nord, in particolare a Milano, non decolla al Sud, sia perché la tradizione del funerale classico non lascia spazio ad altre opzioni, sia a causa della minore diffusione di poli crematori.
Sul fronte dei costi, il settore della cremazione genera in Italia un giro d’affari attorno ai 70 milioni di euro (dato 2015), con tariffe estremamente diversificate sul territorio.
La Legge 28 febbraio 2001 numero 26 stabilisce che la cremazione nel nostro paese è a tutti gli effetti servizio pubblico locale sottoposto ad un regime di prezzi controllati, e sulla base di tale norma vengono individuate le tariffe massime applicabili al pubblico: ogni comune, tuttavia, può differenziare le proprie tariffe, prevedendo incentivi e sconti per i residenti.
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