Sono 116 le donne vittime di omicidio volontario in Italia nei primi 10 mesi del 2016, pari a una media di 11,6 al mese, una vittima ogni 3 giorni.
Si tratta di un valore in linea con quello registrato nel 2015, quando le donne uccise nei primi dieci mesi dell’anno sono state 120.
E’ quanto emerge da un’indagine dell’istituto Eures, pubblicata in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Anche nei primi dieci mesi del 2016 è il Nord, dove i mutamenti all’interno degli equilibri e dei modelli di relazione sociale e familiare continuano ad essere più accelerati, a confermarsi quale area geografica a più alto rischio di femminicidio, concentrando nel proprio territorio ben il 53,4% del totale delle donne vittime di omicidio in Italia (62 in valori assoluti). Segue il meridione (con 31 femminicidi, pari al 26,7%) e il Centro (23 donne uccise nei primi 10 mesi del 2016, pari al 19,8% del totale).
Anche considerando gli indici di rischio vittimogeno, il Nord si conferma nel 2016 l’area a più alto rischio di femminicidio, con un indice pari a 5,2 donne uccise per milione di donne residenti, seguita dal Centro (con un indice pari a 4,4) e dal Sud (dove l’indice scende a 3,5).
Analizzando i dati anagrafici relativi alle 116 donne vittime di omicidio volontario in Italia nei primi 10 mesi del 2016, si registra un’età media delle vittime piuttosto elevata, pari a 50,8 anni (a fronte di 43,8 anni tra gli uomini uccisi nello stesso periodo).
Ben il 30,2% delle vittime femminili risulta infatti avere oltre 64 anni, mentre un significativo 13,8% si colloca nella fascia di età compresa tra 55 e 64 anni. Sul fronte opposto, meno di una donna su 10 aveva meno di 25 anni, il 13,8% tra 25 e 34 anni e il 16,4% tra 35 e 44 anni.
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