A partire da domani 19 aprile, sarà obbligatoria l’indicazione, in etichetta, dell’origine della materia prima dei prodotti lattiero-caseari in vendita in Italia, come ad esempio il latte “uht”, il burro, lo yogurt, la mozzarella, i formaggi e i latticini.
L’obbligo si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.
L’origine del latte e dei derivati dovrà essere indicata in etichetta in modo chiaro, visibile e facilmente leggibile.
Le diciture utilizzate saranno “Paese di mungitatura” e “Paese di condizionamento o trasformazione”,
Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, confezionato e trasformato nello stesso Paese, si potrà utilizzare una sola dicitura, ad esempio: “Origine del latte: Italia”
Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più Paesi, diversi dall’Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le diciture “latte di Paesi Ue”, se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei, e “latte condizionato o trasformato in Paesi Ue”, se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei.
Se le operazioni avvengono al di fuori dell’Unione europea, verrà usata la dicitura “Paesi non Ue”.
Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
“Con l’etichettatura di origine obbligatoria per il latte a lunga conservazione e dei suoi derivati si realizza un altro passo importante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori in una situazione in cui però un terzo della spesa degli italiani resta anonima – ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – L’Italia è diventata il piu’ grande importatore mondiale di latte. Fino ad ora dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate e polveri di caseina, per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare fino ad ora magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine del latte a lunga conservazione, dei formaggi o dello yogurt non ha consentito di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del vero Made in Italy”.
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