L’Italia è il Paese più vecchio d’Europa e il secondo del mondo, preceduto solo dal Giappone.
I dati dell’Oms certificano che il 21,4% degli italiani ha più di 65 anni, e il 6,4% più di 80 anni.
E le percentuali sono destinate a crescere. Nel 2050 si prevedono circa 2 miliardi di over 60 nel mondo, mentre già entro il 2020 i “seniors” supereranno in numero i bambini di cinque anni. L’aspetto positivo è l’innalzarsi dell’età media, legato al generale miglioramento del sistema sanitario, ma l’alto tasso di anziani impone l’adozione di cambiamenti in linea con il nuovo assetto della popolazione.
Un ruolo chiave è giocato dalla figura del medico internista, il cosiddetto “dottore degli adulti”. “Siamo il secondo Paese più vecchio nel mondo, anagraficamente ed epidemiologicamente – dice Andrea Fontanella, presidente della Fadoi, la Federazione delle associazioni dei dirigenti ospedialieri internisti -. Insieme all’allungamento della vita, stiamo allungando le malattie. È compito dell’internista gestire la complessità e la fragilità dei pazienti”.
I malati ricoverati in medicina interna sono sempre più frequentemente anziani, con multiple patologie concomitanti, e la loro complessità richiede un elevato carico assistenziale in termini di impegno organizzativo e di risorse destinate.
La gestione dei pazienti ricoverati sarà uno dei temi discussi durante il 22mo congresso nazionae della Fadoi, in programma dal 13 al 16 maggio a Sorrento, presso l’Hilton Sorrento Palace. Ampio spazio sarà dato anche allo Studio Caravaggio, una ricerca internazionale indipendente no profit promossa da Fadoi in collaborazione con l’Università di Perugia e da poco iniziata. Questo impegnativo progetto, che valuterà gli effetti di un nuovo farmaco anticoagulante che può essere assunto per via orale per il trattamento delle malattie tromboemboliche venose nei pazienti oncologici, è un incoraggiante esempio di come anche una ricerca che coinvolge molti Paesi europei e non possa essere guidato e gestito dall’Italia. Fra gli altri argomenti che verranno affrontati durante il Congresso Fadoi, la legge sulla responsabilità professionale, le problematiche di fine vita, le nuove insuline per la cura del diabete nei pazienti ricoverati, le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, le complicanze internistiche in gravidanza.
Fadoi è immpegnata nei proporre nuovi strumenti per l’ottimizzazione delle cure e ha promosso lo studio Complimed, con l’obiettivo di misurare il grado di complessità di un malato, caratterizzando i pazienti non solo dal punto di vista delle malattie, ma anche da quello personale.
Una sfida ambiziosa che ha coinvolto 29 Unità di medicina Interna sul territorio nazionale e ha arruolato più di 500 pazienti ricoverati in questi reparti e che sono stati seguiti per un anno dopo la dimissione dall’ospedale. I dati raccolti delineano la figura di un paziente anziano (età media 78 anni), con più di 3 patologie coesistenti, e che nel 50% dei casi presenta condizioni in cui la compromissione degli organi vitali o degli apparati è particolarmente problematica, con una prognosi che può non essere buona. Oltre l’80% dei malati ha necessità di un supporto a domicilio per l’assistenza e le cure.
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