Festa del Cinema di Roma, l’omaggio a Gilbert&George
- 19 Ottobre 2016
- Pubblicato in Ago Press Foto
David Mamet è stato ieri protagonista di un “incontro ravvicinato” con il pubblico della Festa del Cinema di Roma. Il premio Pulitzer per la pièce “Glengarry Glen Ross”, autore de “La casa dei giochi” e “Il colpo”, sceneggiatore di decine di film fra cui “Gli intoccabili” di Brian De Palma e “Hannibal” di Ridley Scott, ha parlato all pubblico nel suo duplice ruolo di regista e scrittore per il cinema.
Ospiti della kermesse, nella giornata di ieri, anche Gilbert&George, il celebre duo di artisti composto da Gilbert Prousch e George Passmore. Con il loro solito carico di buon umore hanno incontrato gli spettatori prima della proiezione di “The World of Gilbert&George”, del 1981, da loro scritto, diretto e interpretato, l’unico lungometraggio firmato dai due artisti e realizzato in tempi di arte povera e avanguardia concettuale.
Pellicola persa, ritrovata e ora infine restaurata dalla Cineteca Nazionale in collaborazione con Milestone Film&Video, The World of Gilbert&George è l’opera seminale che precede di dieci anni l’esplosione della giovane arte britannica e la trasformazione di Londra nel centro della cultura visiva contemporanea.
Cinque i film proiettati ieri, tra quelli nel programma della selezione ufficiale.
La Sala Sinopoli ha ospitato “The Secret Scripture” di Jim Sheridan. Il film, che ospita nel cast Rooney Mara, Vanessa Redgrave, Jack Reynor, Theo James ed Eric Bana, è tratto dal romanzo “Il segreto” di Sebastian Barry. “È un romanzo incredibilmente lirico, scritto in modo magnifico, più in linea con un’opera di Samuel Beckett che con una sceneggiatura cinematografica in realtà – ha spiegato Sheridan – La sfida è stata tradurre in immagini sullo schermo una storia che nel libro si svolge nella mente della protagonista”.
A seguire, è stato mostrato ai giurati “The Accountant” di Gavin O’Connor, il regista di “Pride and Glory” con Edward Norton e Colin Farrell. Nel suo ultimo lavoro, O’ Connor dirige un thriller d’azione in cui Ben Affleck interpreta Christian Wolff, un matematico più affine ai numeri che alle persone: la sua vita cambia quando inizia a lavorare in una società di robotica d’avanguardia in cui un’addetta alla contabilità, Anna Kendrick, ha scoperto un ammanco nei conti di milioni di dollari. Non appena Christian individua le falsificazioni dei documenti avvicinandosi alla verità, il numero delle vittime inizierà ad aumentare.
Nella Sala Petrassi è stato proiettato “Naples 44” di Francesco Patierno. Storia dell’ufficiale inglese Norman Lewis, divenuto dopo la guerra un affermato scrittore, che torna dopo tantissimi anni a Napoli, città che lo avevo sedotto e conquistato.
“La voce di Norman Lewis, affidata alla splendida interpretazione di Benedict Cumberbatch, ci fa così da guida personale nel cuore nascosto di Napoli – ha detto Patierno – È soprattutto attraverso le storie delle vicende e delle persone che Lewis incontra se possiamo alla fine di questo viaggio intimo, nostalgico, condividere appieno un sentimento profondo per questo luogo”.
Nella stessa sala, a seguire, la visione di “Goldstone” di Ivan Sen. Sulle tracce di una persona scomparsa, il detective Jay Swan si ritrova nella piccola città mineraria di Goldstone, dove viene arrestato per guida in stato di ebbrezza da un giovane poliziotto locale, Josh. Quando la stanza di motel di Jay viene fatta saltare in aria, diventa chiaro che nel distretto si nasconde qualcosa di molto più grande. Jay e Josh saranno così costretti a superare la loro sfiducia reciproca per scoprire una verità tutt’altro che gradevole. Quella che sembra un semplice indagine, svelerà invece una rete di crimine e corruzione nell’istituzione che controlla la città, la miniera e il consiglio aborigeno locale.
Ha chiuso il programma, al Teatro Studio Gianni Borgna, “The Long Excuse” di Mika Nishikawa.
I lavori di Mika Nishikawa hanno vinto premi in Giappone e all’estero e sono stati presentati ai festival di Cannes, Montreal e Toronto. Attiva anche come scrittrice, è stata candidata al Japan Booksellers Award nel 2016 per “Nagai iiwake”, il libro che ha ispirato il film.
“Volevo fare qualcosa che non avevo mai sperimentato finora – ha spiegato – La storia inizia nel periodo successivo al disastro dello tsunami del 2011. Ci furono tantissime vittime, ma insieme all’innegabile dolore che vedevamo attraverso i media, pensavo che non tutti dovevano provare gli stessi sentimenti”.